Ho partecipato (sabato 12/09/2020) ad un sit-in di Cittadini, di fronte al sito di digestione anaerobica di Anzio, in Via della Spadellata. I cittadini lamentano un aumento dei miasmi e dell’impatto odorigeno in zona, negli ultimi giorni. La cosa preoccupa, perché lascia paventare l’ipotesi che questo possa essere dovuto a difficoltà di gestione dell’impianto, che arrecano disagio agli abitanti delle aree circostanti, considerato che a poche centinaia di metri sorge anche una scuola.
L’autorizzazione è stata concessa all’impianto anni fa, ma solo lo scorso anno è stato effettuato il collaudo, prima della definitiva entrata in funzione. Oltre ai dubbi procedurali, da sempre sostengo che se la legge prescrive che questo tipo di impianti, come tutto il recupero energetico dai rifiuti, siano da considerare successivi alle forme di riduzione, riutilizzo e recupero, nel Lazio invece le richieste di autorizzazione sono sproporzionate rispetto alle esigenze di trattamento della frazione organica da rifiuti urbani.
Questo allarma, specie in una Regione in cui lo strapotere di soggetti privati, che possono fare profitto risparmiando su efficienza e/o tutele dei lavoratori, automaticamente danneggiando la vivibilità dei luoghi, ha costituito la matrice primaria della degenerazione negli ultimi decenni. Oggi abbiamo un #PianoRifiuti regionale, che incentiva ben altre forme di ciclo impiantistico sul trattamento dell’organico: almeno stando a quanto scrive e anche se agli enunciati di principi, non sono accostati strumenti per rendere concreti e credibili gli obiettivi. E guarda caso, e mi viene di pensare che non sia un caso, le decine di richieste per autorizzazioni su biogas o biometano maturerebbero incentivi statali milionari: sempre in capo ai grandi soggetti privati che influenzano l’intero sistema.
Venendo a Via della Spadellata, salta agli occhi lo scenario assurdo, nel quale in una zona industriale sorgono, accanto alle attività industriali, case e una scuola: uno spaccato tipico delle province e della periferia romana, cresciute nel totale disordine in tema di pianificazione urbanistica. Se il Comune di Anzio, che ha contestato l’autorizzazione chiedendone il riesame, davvero si oppone a questo insediamento, viene da chiedere come mai non abbia sin dall’inizio della sua Amministrazione provveduto a:
1. Risolvere il disordine urbanistico e salvaguardare l’area;
2. Opporsi al collaudo;
3. Evitare di portare i propri rifiuti presso l’impianto (prorpio di oggi è la notizia che il Comune di Anzio sarà interessato da procedimenti dell’Anticorruzione per l’affidamento del proprio organico, che evidentemente aveva fretta di conferire presso l’impianto). Anche le Opposizioni ad Anzio devono assumere posizioni credibili: se da un lato il consigliere Luca Brignone sta sul pezzo (lui ha proposto la procedura dell’Anticorruzione di cui sopra), c’è chi come i Portavoce del M5S ha fatto incetta di voti, nella scorsa campagna elettorale, opponendosi all’insediamento di questo impianto, ma oggi sono pochi e di poco impatto i loro atti presentati in consiglio comunale ad esprimere contrarietà e proporre la salvaguardia chiesta giustamente dai Cittadini (invito i 5S di Anzio a smentirmi atti alla mano, magari sono io che ho fonti sbagliate…). Tutti i Comuni che conferiscono presso l’impianto, non possono dire di essere coerentemente sostenitori di un cambio di rotta nel sistema rifiuti, che tolga alla logica di profitto per dare al diritto di Tutt* alla vivibilità dei terrori.
Dalla settimana prossima tornerò a segnalare i disagi della Cittadinanza ai soggetti istituzionali competenti. Dalla direzione regionale ho già ricevuto risposta che al più presto si attiverà per fare verifiche. Intanto mercoledì 16 farò un sopralluogo, sentita la società che gestisce l’impianto, accompagnato da tecnici che lavorano al suo interno e da comitati della zona. Non mancherò mai di tradurre in atti regionali le esigenze di Cittadini che, come ad Anzio, di oppongono a casi di sviluppo insostenibile e sproporzionato rispetto alle esigenze dei territori.