Il collegamento autostradale Roma-Latina è un vecchio progetto sul quale si dibatte da una ventina d’anni e che ha sempre visto gran parte della politica distante da comitati e cittadini.
Piuttosto che prendere in considerazione il progetto presentato dai comitati e cioè mettere in sicurezza la strada regionale 148 Pontina, che registra alti tassi di incidentalità e mortalità anche eliminando gli incroci a raso, oppure realizzare una metropolitana di superficie – l’unico vero potenziamento del trasporto pubblico sostenibile, in grado di soddisfare efficacemente le esigenze dei pendolari a sud della capitale – si è preferito inseguire il sogno di realizzare un’opera costosa e fortemente impattante sul paesaggio.
Sotto il profilo finanziario la lunga attesa di venti anni per la realizzazione di questa opera, sulla quale la Corte dei Conti ha stimato sprechi per venti milioni di euro, ha fatto lievitare i costi da 2 miliardi ai quasi 4 miliardi per un progetto superato e anacronistico, rispetto al nuovo modello di trasporto imposto dalle direttive europee che, attraverso il Patto dei Sindaci, obbligano a ridurre le emissioni di CO2.
E sempre per rimanere in tema di spese, del collegamento intermodale Roma-Latina si è parlato anche nella seduta
del 22 marzo scorso all’interno della VIII Commissione Permanente della Camera (Ambiente, territorio e lavori pubblici): con la nomina del Commissario per lo svolgimento delle attività affidate, è stato conferito il potere di assumere direttamente le funzioni di stazione appaltante con contabilità speciale, operando in deroga alle disposizioni
di legge in materia di contratti pubblici, sottraendo il progetto alla disciplina del dibattito pubblico e della valutazione
ambientale, come prevedono rispettivamente il codice degli appalti e il DLGS 152/2016.
Con l’accordo del 5 agosto 2022 tra il Ministero delle infrastrutture e mobilità sostenibile e la Regione Lazio alla
presenza di Mallamo, è stata avviata la project review dell’opera, che ha introdotto alcune modifiche, come ad esempio il declassamento da categoria A (autostrada), a categoria B (extraurbana principale), con conseguente eliminazione del pedaggio, nella bretella autostradale Cisterna-Valmontone; mentre a marzo 2023 da Antonio Mallamo (Astral) è stato anticipato che verrà eliminato per km 5+400 il tratto in complanare della Roma-Latina dalla A12 al distacco della Roma-Fiumicino. Un modo, l’ennesimo, per far passare l’idea che si tratti, a prescindere, di un’opera conveniente.
Non per una posizione ideologica o preventiva, diciamo a chi risponde che non esiste un’alternativa allo scempio
dell’ambiente, che una soluzione c’è sempre, ma sembra non interessare a chi vede nella realizzazione di un’opera
imponente e costosissima la soluzione più semplice per mettere in moto il settore dei Lavori Pubblici e dei
finanziamenti, pur sapendo i danni che ne deriverebbero.
Perché, la pervicace necessità di realizzare un’autostrada, quando esiste una superstrada semplicemente da
adeguare? In nome di cosa si distrugge un territorio e la sua vocazione e bellezza? Per far andare le auto a 150 km/h e
raggiungere in pochi minuti tratte di cinquanta chilometri? Non è questo che vuole l’Europa, né le persone di buon
senso. E se diciamo no alle discariche perché deturpano irreversibilmente l’ambiente, lo stesso vale per le autostrade.
Soprattutto bisogna togliere le macchine con l’intermodalità: sostituire la gomma con la rotaia per il trasporto di
uomini e merci.
CambiAprilia per Carmen Porcelli sindaco