La richiesta di revoca della determina comunale N. 4/2013 – con la quale si autorizzava la realizzazione dello stabilimento Belvedere – e di rimessa in pristino, giunta dai Beni Culturali della regione Lazio, “viene a ricadere ben oltre la decadenza dei termini previsti dalla giurisprudenza”. Questa è, sostanzialmente, la risposta che l’architetto Vincenzo Diana, in rappresentanza del comune di Nettuno, ha spedito alla regione Lazio, lo scorso 3 marzo, spiegando anche che “sull’ amovibilità delle strutture, forse, bisognerà soffermarsi ed entrare vivamente nel merito”, in quanto l’intervento realizzato è stato, come dichiarato dai gestori, composto da materiali rigorosamente amovibili.
Questa la risposta completa:
“Tra le tante cose mi è stato contestato il fatto che la struttura fosse fissa, permanente – spiega Fernando Mancini, amministratore unico della società Turistico Marinara che ha realizzato i lavori – mentre a fine concessione, nel 2020, la stessa verrà rimossa. Da quindici mesi mi arrivano denunce di ogni tipo mentre il mio stabilimento è l’unico ad essere veramente a norma, in possesso del permesso doganale, del permesso a costruire, del permesso ambientale delle Belle Arti, e di quello demaniale. Sono l’unico ad avere tutti i permessi in regola, ma stranamente le uniche contestazioni sono rivolte a me. C’è anche una sentenza del Tar del Lazio con relativo Ctu nominato dal giudice Durante, che stabilisce che i permessi sono conformi al progetto. Perché la Capitaneria, il Demanio, e le autorità competenti non controllano anche gli altri stabilimenti? L’amministrazione dovrebbe verificare la reale situazione demaniale e procedere alla revoca di tutte quelle concessioni che non si adeguano alla normativa. La realtà è che il Comune non si è mai interessato come avrebbe dovuto. Se si fanno i dovuti controlli, la maggior parte degli stabilimenti finirebbe per chiudere”.