Quanto accaduto domenica notte sulla riviera di ponente, quando un ragazzo di 26 anni è stato ucciso con una coltellata al culmine di una rissa, non può lasciarci indifferenti. La movida fuori controllo, fiumi di cocaina e crack, le forze dell’ordine sotto organico, una città dove l’interesse privato prevale sempre sul bene pubblico. Sono solo gli ingredienti di una società sempre più violenta nei linguaggi e nei comportamenti. Anzio (ma anche Nettuno) da tempo appare sulla cronaca nera dei giornali, bande criminali si dividono il territorio, una piazza di spaccio tra le più importanti del Lazio, risse e sparatorie. E la politica, quella che conta, che minimizza o fa finta di niente, anche se commissariata dalla prefettura.
È morto un ragazzo, sarebbe troppo proclamare il lutto cittadino? Fermare per poche ore il circo del divertimento per una riflessione collettiva, una comunità che esprime il proprio dolore per la perdita di un figlio, di un fratello, per una vita spezzata. Oppure le bandiere a mezz’asta sul Comune di Anzio in segno di lutto.
Il flash mob spontaneo della Rete no Bavaglio previsto inizialmente per venerdì prossimo, è stato rinviato di qualche giorno per una maggiore diffusione dell’iniziativa che permetta ai più cittadini di partecipare.
Quali modelli di vita hanno i ragazzi oggi? quali oppurtunitá offrire loro, quali anticorpi per non trovarsi costretti a scegliere in un attimo tra la vita e la morte. Forse sono questi gli interrogativi che una comunità che sia degna di tale nome dovrebbe porsi. Per non arrendersi alla barbarie.