Rapporto Mafie nel Lazio. Anzio e Nettuno, uno «scenario criminale complesso» 2°

Pubblichiamo per stralci le parti riguardanti il territorio di Anzio e Nettuno citate nel Rapporto Mafie nel Lazio 2016, a cura dell’Osservatorio Tecnico-Scientifico per la Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio (2° parte)

Anzio e Nettuno. Uno «scenario criminale complesso» 2° parte

1480330291290.jpg--mafie_nel_lazio…..Sotto l’egida di Pasquale Noviello, invece, agiva ancora il clan dei Casalesi, ai confini della provincia di Latina, sempre fra Roma e il sud del Lazio. Una presenza accertata da una sentenza del tribunale di Latina che il 16 novembre 2012 ha condannato Pasquale Noviello a 18 anni di carcere per associazione a delinquere di stampo camorristico, per aver imposto il pizzo a diversi commercianti, compiuto estorsioni e tentato di inserirsi nel settore del video poker, scalzando soggetti della malavita locale di spiccata pericolosità e programmando l’omicidio del pregiudicato locale Giuseppe Basso detto “Terremoto”. Il 23 marzo del 2010 la Guardia di Finanza e la Polizia di Stato, invece, hanno eseguito numerosi arresti e sequestri di beni nei confronti del gruppo camorristico Mallardo, storicamente operativo a Giugliano, in Campania, e nei territori limitrofi, a sua volta collegato con la fazione dei Casalesi di Francesco Bidognetti. L’indagine, coordinata dalla procura antimafia di Napoli, ha fatto emergere gli interessi del clan Mallardo nel settore immobiliare, anche in altre regioni d’Italia. Gli investimenti del gruppo camorristico nel Lazio si rintracciano a Terracina, Sabaudia, Fondi, Lariano, Anzio e Nettuno. Inoltre, questo reinvestimento di capitali illeciti ha portato, seppure in minima misura, a lambire notevoli beni immobili nel settore dell’edilizia, all’interno del maxi piano regolatore di Anzio. Sullo stesso territorio, va ancora ricordato infine, un delitto particolarmente significativo in relazione alla pluralità di presenze camorristiche che qui operano: si tratta dell’omicidio di Modestino Pellino, il 24 luglio del 2012 a Nettuno. Nell’anno preso in esame dal presente Rapporto, il 2 aprile del 2016, a seguito delle indagini della sezione Catturandi della Squadra mobile della questura di Roma è stato arrestato il latitante Bernardo Sparapano la cui compagine familiare, seppur originaria proprio del quartiere romano di Tor Bella Monaca, risulta radicata a Nettuno. E’ opportuno soffermarsi sulla figura di Bernardo Sparapano, detto “Dino”, poiché la corte d’Appello di Roma e successivamente la corte di Cassazione lo hanno ritenuto responsabile del reato di associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, nella rotta che va dal Marocco fino all’Italia. In un passaggio della sentenza si legge: «il ruolo dello Sparapano si è esplicato in tutte le spedizioni rilevate ed in tutte le fasi di queste dalla fase preparatoria, a quella della preparazione, a quella esecutiva a quella finale del rientro del natante in Italia. Il suo è un ruolo “a tutto campo”, preminente nell’ideazione del programma criminoso ed essenziale, dal punto di vista dell’organizzazione, all’efficienza e all’assistenza del sodalizio stesso, essendo egli tra i pochi ad avere contatti con tutti e tre i filoni dell’organizzazione, quello romano laziale, quello napoletano e quello ispano-marocchino». Va ricordata poi la figura di Biagio Sparapano fratello del sopra citato Bernardo – anch’egli residente da anni a Nettuno – contiguo al narcotrafficante internazionale Mario Santafede. Biagio Sparapano risulta condannato assieme a Santafede per associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, nonché coinvolto in indagini sullo spaccio di stupefacenti tra Nettuno ed Anzio.  Nelle carte della già citata inchiesta sul clan Pagnozzi, coordinata dalla Dda di Roma, è possibile rintracciare una ulteriore interazione fra i clan per il narcotraffico: «Le investigazioni hanno consentito di monitorare le frequentazioni degli Esposito con i componenti della famiglia Sparapano, attiva nel settore del narcotraffico – scrive il Gip – e con un gruppo di soggetti di origine albanese, fra i quali Kolai Orial, sopra citato e Zogu Arben alias Richy, pregiudicato, attivo nel narcotraffico anche sul litorale Laziale dove in precedenza si erano stabiliti gli Esposito». Giova, infine, rilevare che gli Esposito risultano «tradizionalmente affiliati al clan Licciardi, già facente parte della cosiddetta “alleanza di Secondigliano” di Napoli»……

continua…..

Questo dossier è un contributo che il nostro giornale vuole dare alla comprensione del fenomeno criminale nella nostra Regione e alla giusta battaglia per la legalità. Una lotta condotta ogni giorno da Magistratura e forze dell’ordine, associazioni antimafia, ma anche da tanti giornalisti coraggiosi. (Claudio Pelagallo)

(il dossier ha cadenza settimanale)

leggi la prima parte http://www.inliberuscita.it/primapagina/80778/rapporto-mafie-nel-lazio-anzio-e-nettuno-1-parte/