Spedizioni caos, il Comune di Anzio ha speso più di quello che ha impegnato

comune1Sembrava un affare, un ribasso rispetto alla cifra indicata nel bando del 54,49%, invece al Comune di Anzio hanno già speso più di quello che avevano impegnato per il servizio di recapito postale e il dirigente dell’area finanziaria, Patrizio Belli, sta cercando di capire cosa non abbia funzionato. Anziché i 50.600 euro impegnati con la determina del 6 febbraio dalla segretaria generale, Marina Inches, il Comune di Anzio ne ha già liquidati 72.705 e ci sarebbero altre cifre da pagare sulle quali si sta cercando di capire cosa è successo.

Va fatto un passo indietro. All’inizio del 2017 viene bandito il “Servizio di raccolta e recapito degli invii postali”. Sono invitate dieci ditte, risponde solo la “Ultima srl” con sede a Teramo che dai 195.000 euro (iva compresa) stimati in due anni, sulla base del costo di Poste Italiane per 230.000 pezzi da spedire, offre il servizio a 101.200 (iva compresa). Un bel colpo, senza dubbio. La segretaria assegna la gara e impegna 50.600 euro per quest’anno e altrettanti per il 2018, quindi di “mantenere conservata la prenotazione per eventuali successive esigenze” la cifra risparmiata.

L’azienda comincia a occuparsi del settore e a emettere fatture, ma da qualche giorno in Comune si cerca di capire perché è stata sforata la soglia dei 50.600 euro e perché – ma questo non è confermato – ci sarebbe un’altra ingente somma da pagare. Ma restiamo a quanto speso finora, cioè 72.705,6 euro per “Ultima” vale a dire 22.000 circa in più di quanto stabilito e oltre il quinto concesso dalla legge nel caso di contratti vigenti. Non è questione solo di spese extra, ma di norme violate. E con il clima di questi giorni in Comune, è evidente che le tensioni aumentano.

Ma dove sono finiti questi soldi? Solo per il recapito tributi il 18 maggio sono stati liquidati 42.720,09 euro. Ai quali aggiungere quelli dei servizi demografici che mese per mese, da febbraio a settembre, hanno liquidato somme tra i 2 e i 7.000 euro. Qualcosa non ha funzionato e chi doveva controllare deve essersi accorto troppo tardi di quello che era successo. Ora, ma anche qui mancano conferme ufficiali, si parla di scambi di “fuoco” tra uffici. In ogni modo, come se non bastasse, e come se non ci fosse già “Ultima” a marzo sono stati spesi 32.000 euro dal servizio politiche delle entrate per spedizioni affidate a Poste Italiane, ieri circa 1.600 a “Mercurio service” per le lampade votive.