“Sotto la superficie ferma prendeva forma la mia capacità di comprendere. Niente a che vedere col giudicare gli altri, secondo me. Era solo un metodo per sopravvivere”.
Quanto amo i libri di Iperborea, già la conformazione rettangolare, e gli autori, le storie.
Oggi vi racconto “Metodi per sopravvivere” di Gudrún Eva Minervudóttir.
Non so come sono arrivata a questo libro, qualcuno deve averne parlato e mi ci sono imbattuta sperando di trovare una soluzione per la sopravvivenza, qualche trucchetto. No, non lascia trucchi o strategie per stare al mondo, i personaggi ti accompagnano in un’esistenza mite, dove l’ordinario sembra bastare, poi man mano che ti addentri capisci che il trucco è proprio questo, trovare nell’ordinario qualcosa di straordinario, e in questo piccolo sobborgo di Reykjavik accadono fatti dolorosi, a partire da Hanna che mangia poco ed è intenta a osservare il suo dolore, o Arni con il suo Labrador che rimcorre un amore impossibile, a fare da collante il piccolo Aron, abbandonato dal padre con una madre depressa.
Ecco forse ognuno di loro, di noi, ha ritagliato chi più coscientemente, un metodo per sopravvivere, in questo caso la compassione e l’aiuto per il vicino se pur sconosciuto.
Un libro che attraverso i boschi, i cieli grigi, racconta di aurore boreali umane, racconta di solidarietà.