In poche parole. “Le correzioni” il libro di Jonathan Franzen

“Un fronte freddo autunnale arrivava rabbioso dalla prateria. Qualcosa di terribile stava per accadere, lo si sentiva nell’aria. Il sole era basso nel cielo, una stella minore, un astro morente. Raffiche su raffiche di entropia.”

Che capolavoro “Le correzioni” di Franzen edito da Einaudi!

Un romanzo che ti accompagna gradevolmente giorno dopo giorno, che ti fa bene alla vista e alla testa perché Franzen scrive bene, perché Franzen ti trasporta nei suoi luoghi con i suoi personaggi e perché mescola il dramma all’ironia, quindi tu leggi e mentre sei triste, subito dopo ridi per la frase geniale, pungente e ironica che ti ritrovi sotto gli occhi.

Alfred ed Enid Lambert sono i genitori di Chip, Denise e Gary, genitori che hanno allevato figli problematici, come tutti i genitori, e figli che a modo loro hanno saputo cavarsela, come quasi tutti i figli.

Alfred ha il Parkinson in fase degenerativa, il desiderio di Enid è festeggiare l’ultimo Natale tutti insieme.

I figli faranno di tutto per evitare questo appuntamento, continueranno ad arrancare scuse, disastri, correzioni. Correzioni che gli hanno trasferito i genitori con il loro linguaggio familiare, dove tutto può essere migliorabile, correggibile, anche gli inganni della mente.

Ecco che Franzen ci suggerisce un prototipo di famiglia americana(ma direi anche mondiale) dove l’amore si misura a distanza, dove la presenza si fa claustrofobica e dove la perdita della memoria sembra essere panacea ma anche trauma.

Enid intanto passa la sua vita a correggere le sue perfezioni trasformandole in manie, essere sempre la migliore e criticare gli altri, in attesa di un gesto affettuoso da parte di Alfred che solo grazie alla malattia riesce a badare meno alle correzioni.

I figli fungono da specchio, sono l’esatto prodotto dei genitori, dei loro disastri e delle loro umane fragilità.

Un romanzo che esorta al cambiamento ma che fino alla fine non sempre risulta essere la correzione più saggia da intraprendere se alla base c’è un legame familiare irrisolto.