In poche parole. “La figlia unica” il libro di Guadalupe Nettel

“Esiste il destino ma c’è anche il libero arbitrio e consiste nel modo in cui prendiamo le cose che ci tocca vivere.”

Guadalupe Nettel con “La figlia unica” edito da La nuova frontiera, ha la capacità di far sembrare i suoi libri un incontro con un’amica che ti racconta quanto accade nella sua vita.

Fu così con “Bestiario sentimentale” ed è stato così con questo.

Una storia piena zeppa di amore, piena zeppa di dolore, due donne protagoniste è una forza erculea da far impallidire un Buddha.

Racconta di amicizia, di femminismo, di maternità, di disabilità, di morte e di tanta vita, di depressione e violenza.

Laura figli non ne vuole, al punto da farsi chiudere le tube, Alina li vuole e avrà Ines, che al settimo mese di gravidanza risulta non avere il muscolo celebrale sviluppato.

Sentenza di morte assicurata, Alina e Aurelio, il marito, si preparano ad accogliere una figlia che a detta dei medici sopravviverà poche ore.

Ines però ha la potenza della vita, lei vivrà molto di più.

Intanto Laura conosce Doris, la sua vicina di casa che soffre di una depressione acuta, e suo figlio, il piccolo Nicolas, che dopo la morte del padre è preda di attacchi violenti contro la madre.

Laura che non voleva figli si ritroverà ad accudire come una madre sia Doris che Nicolas.

Quello in cui ci immergiamo è un racconto di una famiglia che si allarga piano piano, una famiglia non su carta ma una famiglia animica.

Pagine intense, vive, che ti fanno sentire parte di un mondo reale dove ciò che conta è come scegliamo di vivere tutto quello cui siamo sottoposti.