“Colui che apre la porta di una scuola, chiude una prigione”. La frequenza in classe simbolo della ripresa. La Cultura patrimonio della Nazione
Sono passati oltre cinque mesi dal 5 marzo, ossia dal giorno di sospensione dell’attività didattica in tutta Italia a causa del coronavirus. In questo lungo periodo abbiamo imparato a praticare la didattica a distanza: docenti, dirigenti scolastici, studenti, famiglie ed Enti Locali, con il Comune di Anzio che sul potenziamento della didattica a distanza ha fatto scuola in Italia, si sono stretti in un patto di collaborazione, serio e proficuo, che ha consentito la chiusura dell’anno scolastico ed il superamento del periodo più complesso per la scuola italiana.
Con la stessa determinazione, però, oggi dobbiamo ripartire, con il nuovo anno scolastico e con la sicura frequenza in classe dei nostri giovani. Uno Stato, con la S maiuscola, non può tenere aperte le discoteche fino a ieri e non essere pronto per riaprire le scuole domani. Così come non è corretto scaricare tutte le responsabilità della riapertura sui Dirigenti Scolastici, a corto di personale e di risorse economiche, per attuare i numerosi adempimenti propedeutici all’avvio dell’attività didattica.
La scuola italiana, dopo il lungo stop, con la frequenza in classe, deve rappresentare il simbolo della ripresa. La didattica a distanza è stata un’eccezione e non può diventare la regola di un sistema Paese inerte, incapace di dare risposte alle famiglie, già alle prese con le drammatiche conseguenze occupazionali, sociali ed economiche del dopo covid.
La Cultura è un patrimonio della nostra Nazione, come diceva Victor Hugo “colui che apre la porta di una scuola, chiude una prigione”.
Laura Nolfi