Lettera. Vestiti con una divisa che può confondere i cittadini

Almeno una volta nel corso della nostra esistenza, abbiamo pensato o affermato di non potercela fare. Una banale rivelazione che intrinseca la forza di impedire alla gente di concretizzare i propri desideri. Nella realtà dei fatti, comunque, sono numericamente limitate le quantità di cose che effettivamente non si riescono a fare pur impegnandosi con una buona dose di continuità.

Il “non posso farcela” è la diga mentale che utilizziamo per indurci a deporre le armi. Evidentemente se volessi acquistare una villa a Beverly Hills, conosciuta città statunitense della Contea di Los Angeles, in California e dimora di molti attori e celebrità, dovrei ragionare in modalità diversa. Non fosse altro per il fatto che le mie attuali, ed anche future finanze, non diventeranno mai il propellente per potermelo permettere.

Se però realizzassimo al meglio le nostre scelte di vita, caratterizzando ciò che siamo e quanto ci riesce al meglio, sono convinto che ciascuno di noi sarebbe in grado di arrivare dove ritiene più appropriato.

Nello sforzo di farlo è però essenziale cercare di non incespicare nella caratteristica disattenzione di voler compiacere gli altri, chiunque essi siano, ambendo ad una posizione in una conformazione sociale a noi estranea. Rischieremmo di diventare soltanto ciò che gli altri pretenderebbero noi fossimo.

Un concetto che penso sia stato interiorizzato da alcune persone che da qualche tempo si aggirano nella città di Anzio, non si sa a quale titolo (controllo del territorio, afferma qualcuno di loro), travisati in modo da confondersi con una particolare forza di polizia, stabilite voi quale, gentili lettori.

Non solo. Come si può evincere chiaramente dalle foto, si sono dotati anche mezzi di offesa, il più evidente dei quali è uno sfollagente. Mi auguro che l’altro non sia una pistola taser. Ma anche se fosse un “semplice” spray al peperoncino, non cambierebbe nulla sulla legittimità del possesso e del conseguente uso. Detto ciò, sarebbe opportuno che qualcuno aggiornasse la cittadinanza sulla loro reale figura giuridica, dato che a prima vista non parrebbe giustificato l’utilizzo degli strumenti di offesa sopra elencati.

Nella medesima misura non si comprende la detenzione di una fondina, di una cartellina e di un cinturone, normalmente in dotazione ai militi dell’Arma dei Carabinieri.

Ad ogni modo la vigente normativa che si esplicita nella legge 110 del 1975, articolo 4, comma 2, declina con estrema chiarezza che non possono essere portati con sé, fuori della propria abitazione o delle sue pertinenze (ad esempio un garage) bastoni, strumenti da punta o da taglio atti ad offendere, mazze, tubi, catene, fionde, bulloni, sfere metalliche e qualsiasi altro strumento, non considerato come arma da punta o da taglio, che possa essere utilizzato, in base alle circostanze di tempo e di luogo, per offendere le persone (cioè per procurare danni fisici).

La regola prevede però che sia permesso portare con sé questi attrezzi nel caso in cui vi sia un giustificato motivo (da verificare sempre in base al tempo ed al luogo in cui lo strumento stesso viene portato con sé fuori dalla propria dimora).

Necessita specificare che il giustificato motivo non può mai essere l’esigenza di difendersi (difesa personale) da aggressioni, ma deve essere verificato in base alle condizioni di luogo e tempo in cui lo strumento viene trasportato fuori di casa.

Per esempio, si considera giustificato il falegname che di mattina si dota di un martello, mentre accinge a recarsi presso la propria bottega, perché tale strumento gli è indispensabile per l’espletamento del suo lavoro.

Il medesimo soggetto andrà incontro alla violazione della già menzionata norma, nel caso in cui lo portasse con sé fuori della propria dimora, di notte oppure di giorno mentre si reca a fare la spesa, o si accinge a recarsi ad una manifestazione pubblica o in un parco pubblico.

Eduardo Saturno