Primo Carpentieri fu uno dei tantissimi soldati italiani che dopo l’8 settembre del 1943, con la proclamazione dell’armistizio con le forze alleate, si trovò allo sbando e senza riferimenti. Con ordini non chiari e il comando delle forze armate italiane latitante ma con i tedeschi, ex alleati, inviperiti per quello che intesero come un imperdonabile tradimento, anche Carpentieri fu costretto a consegnare le armi alle truppe germaniche e arrendersi all’evidenza dei fatti che stavano tessendo la storia della fine del secondo conflitto mondiale. Primo Carpentieri, come tanti altri, diventò così un internato e venne “tradotto” su carri bestiame ad uno degli Stalag tedeschi, un campo di concentramento e lavoro in cui vennero rinchiusi i soldati italiani dal ’43 fino alla fine della guerra.
Primo Carpentieri
In quei giorni terribili solo un atto poteva tirare fuori Primo Carpentieri dalle ristrettezze del campo dove il pasto migliore erano bucce di patate sottratte ai tedeschi: aderire alla costituenda Repubblica di Salò e continuare a combattere al fianco dei tedeschi con un Mussolini sempre più fantoccio della Germania. Ma Primo non aderì all’offerta che per molti soldati italiani apparve come un insulto e preferì, con tanti altri, le difficoltà del campo ed il rischio di morire di fame o di malattie, o di freddo, pur di rimanere fedele ai propri principi di libertà e giustizia.
“Una testimonianza preziosa che contribuisce a preservare la memoria collettiva di quei terribili eventi e allo stesso tempo far conoscere alle generazioni più giovani le radici della nostra democrazia e l’importanza di difenderla e custodirla per il futuro“. Così scrisse alla sua famiglia il Presidente della Repubblica Mattarella ma prima ancora lo riconobbe anche l’ex presidente Napolitano. Nel 2010, infatti, il Presidente del Consiglio dei Ministri insignì Primo Carpentieri della Medaglia d’Onore per gli ex-Internati Militari Italiani.