di Raffaele Panico
Tra il mito delle città e le credenze delle popolazioni locali
Il delfino d’acqua dolce è un mammifero chiamato rosa per il suo colore. Si trova nella posizione più alta della catena alimentare. È un esperto predatore dei grandi fiumi dove regola il popolamento bilanciando le molteplici specie ittiche. La loro presenza è indice di equilibrio ecologico e di salubrità dell’habitat fluviale.
La specie è stata inserita dal 2008 nella Lista Rossa IUCN Unione internazionale per la conservazione della natura e delle specie minacciate. La Lista Rossa fornisce le informazioni per gli ecosistemi più importanti del mondo e le ragioni del loro declino.
Il delfino rosa nel corso dei secoli non è stato oggetto di attenzioni ostili da parte dell’uomo. Anzi, al contrario, è stato protetto da credenze popolari che gli attribuiscono benefici poteri sovrannaturali. La fondazione di Napoli, prima Partenope poi Palepolis infine Neapolis presenta questa fascinazione per il mito delle sirene. Vuole il mito che il corpo di Partenope si dissolse e così prese forma la città di Napoli. La testa è adagiata sulla collina di Capodimonte e la coda si adagia lungo la collina di Posillipo. Terra fuoco ed acque nel golfo di Napoli e forse il nome sirena che, molto probabilmente, vien dal greco seirios – bruciante, ardente – come le divinità vulcaniche telluriche e le acque del Tirreno. Là dove sorgeva il Tempio delle Sirene nei pressi del Lago D’Averno gli antichi immaginavano essere la Porta degli Inferi, dove le sirene con il loro canto intrattenevano i morituri al sopraggiungere della morte. La Sirena rifiutata dall’eroe Ulisse finiva per seguirlo in mare e moriva. Ulisse resiste infatti al canto, legato al legno della nave dai suoi marinai privati dell’udito. Grazie ai consigli della maga Circe Ulisse viene così salvato. Là dove il corpo della sirena morta nel mare viene portato dalle onde, alle foci del fiume Sebeto, sorgeva la nuova città Neapolis.
Così Napoli una delle città più antiche dell’Occidente ritrova tra varie leggende, miti e luoghi sacri e remoti la sua fondazione.
In Cina oggi il delfino rosa è quasi del tutto estinto, gli ultimi esemplari sopravvivono a malapena nella confluenza degli estuari dei fiumi tra le acque marine.
Il delfino rosa predilige le acque ossigenate dei fiumi che scorrono e confluiscono dove gli emissari entrano del fiume più grande. Una discreta comunità di esemplari del delfino rosa viveva nei primi anni del 2004 in Brasile lungo le vie del Rio delle Amazzoni e varie località. Soprattutto nella confluenza tra il Rio delle Amazzoni e il Rio Negro. La ricerca del “Delfino Rosa” ci ha portato nell’America del sud. In Brasile lo chiamano “boto” ed è per gli autoctoni una figura mitica. Tanto che gli indios lo considerano nelle favole, che ancora oggi i nonni raccontano ai nipoti “il Sireno”, ovvero un essere quasi umano raffigurato addirittura con un cappello a bombetta, il sigaro in bocca e il vestito da sera che seduce le ragazze locali. A qualche decina di chilometri di distanza, in Colombia a Leticia inspiegabilmente, visto che gli indios sono gli stessi e parlano la stessa lingua, il delfino rosa grazie alla sua epidermide rosata e le dimensioni quasi umane viene equiparato alla “Sirena” femmina tipica legenda del Mar Mediterraneo. Curiosità a parte, l’interesse è raccontare la vita quotidiana di questi mammiferi, la loro intelligenza, il loro adattamento a un ambiente sempre più difficile a causa di disboscamenti, inquinamento delle acque, la pesca indiscriminata che viene fatta nei loro confronti nonostante la protezione esercitata dal governo brasiliano. Quelli che davano ancora la caccia ai delfini rosa sono anche gli stregoni che danno vita ad un ricco mercato a Manaus, utilizzando gli organi sessuali a cui attribuiscono poteri magici. Sono state effettuate riprese, nonostante la grande difficoltà dovuta al fatto che le acque sono spesso torbide e non è facile avvicinarli, nel filmato siamo riusciti con disponibilità della gente del posto, con i nostri sopralluoghi, a individuare le località dove le acque sono limpide e gli animali socievoli e disponibili ad essere avvicinati. Lì in quei luoghi, ogni fase della loro vita potrà essere per la prima volta documentata nella loro originale vita selvatica. Si progettava un esperimento di interazione con i bambini di una tribù del Rio delle Amazzoni. In India invece lungo il fiume Gange esisteva un istituto sperimentale per la salvaguardia del “suso” – così loro chiamano il delfino rosa. Anche lì era in via di estinzione. Non è sottoposto alla pesca indiscriminata, il problema è la carenza d’ossigeno nelle acque del fiume, l’animale è considerato sacro dall’induismo, lievemente differente da quello amazzonico per il colore parzialmente rosa e la forma più allungata col caratteristico becco.