“Lovelace”, la vera storia della pornodiva degli anni ’70

di Federico Caporali

Mi sono sempre chiesto che cosa fosse la moralità, e ad oggi, credetemi, non ne sono arrivato ancora a capo, per l’ennesima volta potrei rispolverarne l’etimologia dall’Enciclopedia Treccani, oppure addirittura aprire il sempiterno Hegel così da avere una visione più lucida della situazione. Ma non cambierebbe nulla, significati e teorie spesso non danno voce alla soluzione, quello che personalmente bisognerebbe fare è “guardare” cercando di non soffermarsi troppo sui dettagli che a noi non piacciono, o meglio, la morale è legata al giudizio e il giudizio è legato all’intolleranza e alla poca accettazione degli altri. Ma qui non si parla di essere accettati, qui si parla di un qualcosa di altro, di più terreno. Di destabilizzante. Fare ciò che gli altri vogliono si faccia. Il film che vi presento questa settimana è senza ombra di dubbio un buon prodotto anche se parla di eventi  circoscritti e di personaggi piuttosto duri. Con delle riserve.  Della durata di novantadue minuti, a colori, prodotto dagli Stati Uniti d’America, sceneggiato da Andy Bellin, distribuito dalla Eclectic Pictures e diretto da Robert Epstein e Jeffrey Friedman “Lovelace” racconta, attraverso una biografia fatta di flashback e flash forward la vita di Linda Lovelace, l’attrice pornografica più famosa di tutti i tempi divenuta celebre per aver girato l’unico film realmente entrato nei sogni degli spettatori di mezzo mondo: “Gola Profonda“. Da buon film che si rispetti, si comincia con una Linda ancora ragazza, una ventunenne timida, restia anche a slacciarsi il costume per prendere il sole. Le cose nella sua famiglia sembrano apparentemente scorrere tranquille: due genitori cattolici, indaffarati e disattenti e la sua migliore amica che, avendo già notato da tempo la sua nascente bellezza ed intelligenza, la spinge a credere di più in se stessa. Una sera le due partecipano ad un falò sulla spiaggia e Linda (Amanda Seyfried) incontra colui che, dopo aver conquistato anche il consenso dei genitori grazie ad un classe e a delle doti attoriali molto persuasive, diventerà suo marito: Chuck (Peter Sarsgaard).Quest’ultimo, bisognoso di soldi e giocando sull’influenza che ha sulla ragazza la convincerà, senza troppe difficoltà, a fare dei provini per il cinema erotico. Linda, dalla pura ingenuità e dalla pelle ancora troppo bianca per essere un’adulta, accetta. Gola profonda è un successo e lei comincia a vivere una vita da star fatta di foto, tappeti rossi e sorrisi.

Non è però tutto oro quello che luccica. Chuck comincia a diventare insistente e non passa molto prima che cominci a costringerla a prostituirsi per dissetare la sua voglia di vizi. Linda vorrebbe uscire dal giro ma tanta acqua deve ancora passare sotto ai ponti, tanta fino a che le sue dighe emotive non la guideranno verso la definitiva rottura che la porterà sette anni più tardi a scrivere la sua biografia e a schierarsi attivamente contro il mercato della pornografia e contro la mercificazione della donna. Linda ha lavorato per il mercato a luci rosse per diciassette giorni diventando un’icona internazionale ma quello per cui la ricorderemo sempre sono i venti anni successivi alla sua prima carriera in cui si è dedicata attivamente  a cercare di abbattere la disparità sessuale. Ambientato negli anni sessanta il film mantiene vivo lo spirito del periodo grazie ad una buona fotografia non troppo “precisa” e ad uso dei costumi che mai prendono il sopravvento e che rispecchiano molto bene la realtà dell’epoca. La regia, come accennavo prima, si affida a continui andirivieni temporali che permettono poco di seguire un filo narrativo stabile, come dire: “dov’ero rimasto, si, ok, ma come ci sono arrivato?” Una Linda che cambia pettinatura troppo spesso non fa di questo film uno dei migliori della stagione, ma questo non vuol dire che non se ne debba apprezzare il buon gusto e soprattutto la vividità con la quale molte scene sono state girate. Vero è che a tratti sembra che il montaggio sia stato fatto ad occhi chiusi, ma sono sicuro che gli addetti ai lavori hanno optato per una precisa scelta anche per quanto riguarda questo argomento. Di vietato ai minori c’è davvero poco, interessante invece è seguire, durante la narrazione, anche il dietro le quinte di come venivano girati i film hard del periodo e cosa ruotava attorno a quel mondo fatto di pochi veli e di molti accordi finanziari.

Gola profonda ha incassato 600 milioni di dollari; la sua protagonista ne guadagnò appena 2500. Un film da andare a vedere? Sì, perché no, in fondo, come si dice sempre, in campo culturale è sempre meglio il troppo che il troppo poco; se devo essere totalmente sincero non credo che nel momento in cui questo film uscirà dalle sale mi mancherà. Ha avuto, come dire, la “sfortuna” di capitare in una stagione fitta di ottimi prodotti che non aspettavano altro che incassare il bottino spettatoriale migliore. Questo lavoro è importante più dal punto di vista morale, per ricollegarci all’inizio, che tecnico. La storia di Linda Lovelace ha fatto aprire gli occhi su quello che prima non si conosceva e ha dato la forza a molte donne di ribellarsi agli sguardi indiscreti di chi voleva costringerle a vedere solo quello che era visibilmente visibile. “Morale: che rispetta i principi di giustizia, onestà e pudore“.