Sindrome della capanna

di Eduardo Saturno

Nell’ambito della psichiatria, viene denominata «sindrome della capanna», e risulta alquanto facile comprenderne il motivo. In un ambiente sociale caratterizzato ancora da una forte disorientamento, all’interno del quale i rischi legati all’emergenza sanitaria non sono del tutto spariti, si potrebbe trovare consolazione nel prolungare oltre misura il proprio isolamento, scegliendo consapevolmente d restare chiuso tra le mura domestiche. Una circostanza abbastanza diffusa, in quanto secondo uno studio della Società italiana di psichiatria, la platea di connazionali attualmente logorata dallo stress causato dalla paura di lasciare la propria abitazione assommerebbe a circa un milione di unità. Ed in effetti un ritorno fulmineo alla condotta di vita del periodo pre-coronavirus, potrebbe sensatamente allarmare. E non solo per la p aura di contrarre il Covid-19 e contagiare il proprio nucleo familiare, ma anche per due altre motivazioni. La prima, dovuta al fatto di essere piu’ restio nel modificare il suo agire sociale. Dopo essersi adattato forzatamente ad un certo stile di vita nel corso delle settimane del lockdown, ora si sente costretto a dover stravolgere ex novo tutte le proprie consuetudini. La seconda, imputabile all’ansia provocata dal fatto di dover tornare ad uno stato di presunta normalità, sociale o lavorativa che sia, dopo aver trovato una certa contiguità con uno stile di vita saldamente casalingo.
Una specie di sindrome di Stoccolma rivisitata, dove, con le dovute cautele semantiche si duplica la contrapposizione tra ostaggio e rapitore.
Reazioni comunque legittime, evidenziano gli esperti del settore, considerando prima di tutto particolarità della circostanza e il turbamento equamente distribuito a livello planetario. Teoricamente i timori espressi dovrebbero evaporare al massimo in un arco temporale di due, tre settimane, dato che l’essere umano possiede un innato spirito di adattamento alle condizioni esterne. Se in pratica cio’ non accadesse, l’orizzonte potrebbe essere offuscato dalla presenza di nuvole nere, foriere di tempesta.
L’apprensione per il futuro, per le condizioni economiche, per la provvisorietà del lavor0 potrebbero infatti non solo essere fonti di insonnia, di depressione e difficoltà di concentrazione, ma anche tramutarsi in un rischioso terreno fertile, all’interno del quale si potrebbero originare disturbi piu’ gravi: depressione oppure attacchi di panico, per esempio. Attenzione quindi a non restare impassibili in presenza di questi sintomi e rivolgersi agli specialisti del settore, che insieme a dietologi e nutrizionisti, saranno probabilmente i piu’ consultati d’ora in avanti.