In Italia fino a 9 incidenti su 10 sono provocati da comportamenti scorretti dei protagonisti e cresce il fenomeno dei “bulldrivers”, i “bulli” alla guida. Aumentano gli episodi di condotta “aggressiva” al volante: comportamenti maleducati, scorretti o addirittura violenti che mettono a repentaglio la sicurezza – e spesso anche la vita – degli altri utenti della strada. E ai quali è altamente sconsigliato reagire, nonostante il senso di frustrazione che si prova, per non rischiare di trovarsi coinvolti in situazioni ancor più pericolose per la propria incolumità.
Il dato – allarmante – emerge dall’analisi di Flavio Lucio Rossio, criminologo, docente e vice presidente dell’Unione Italiana Polizia Locale, nel suo libro “Bulldriver. Conducenti che aggrediscono” (Ed. Franco Angeli 2022 per la collana Laboratorio Sociologico), presentato a Perugia nell’ambito di un incontro di sensibilizzazione sulla sicurezza stradale tenutosi nella sede della Provincia, realizzato con il patrocinio della Provincia di Perugia e della Regione Umbria nonché delle associazioni impegnate in prima linea per la difesa degli utenti e delle vittime della strada e per la promozione della cultura della legalità. Il libro “Bulldriver. Conducenti che aggrediscono” contiene uno studio del fenomeno, con riferimenti statistici, e una serie di proposte per cercare di correggere e prevenire queste condotte antisociali. Un focus in particolare è dedicato al progetto “On the road”, format educativo unico in Italia, nato a Bergamo nel 2007 e attualmente in fase di espansione in altre città della Penisola. L’iniziativa, con la collaborazione delle forze dell’ordine e delle istituzioni e polizie locali, coinvolge ragazzi e ragazze tra i 16 e i 20 anni facendo conoscere e sperimentare loro le attività svolte da forze di polizia e soccorritori, direttamente “on the road”, affiancando le pattuglie sul campo, anche “nei panni” degli operatori del numero unico d’emergenza 112 di cui i giovani dell’associazione sono testimonial.
Ma quali sono i comportamenti dei “bulli” al volante? Non rispettare la precedenza, passare con il semaforo rosso, effettuare sorpassi azzardati, guidare distratti dal cellulare, ma anche ignorare le distanze di sicurezza o eccedere nella velocità: sono solo alcuni degli atteggiamenti di prepotenza e arroganza che le vittime dei “bulldrivers” – neologismo mutuato dal bullismo per identificare i conducenti aggressivi – sono costrette a subire quotidianamente. Individualismo, mancanza di senso civico, crescita dell’aggressività e assenza di empatia sono le cause profonde del fenomeno.
Scrive Flavio Lucio Rossio: “Sulle strade non si corre solo il rischio di essere vittime, spesso incolpevoli, di questi episodi gravi (sicurezza reale). Si assiste infatti a un aumento di quelle condotte di guida frutto di una maleducazione stradale che non sempre costituiscono illecito amministrativo, tantomeno penale, ma che hanno ripercussioni, più o meno pesanti, sulla percezione di sicurezza. Alcune di queste condotte costituiscono una vera e propria manifestazione di aggressività che trae forza anche dalla mancanza di reazione delle vittime, che per quieto vivere o per paura preferiscono sopportare queste piccole grandi angherie. Anche perché riprendere questi bulldriver può scatenare reazioni difficilmente prevedibili”. La prima causa di incidenti stradali è la “distrazione”, seguita dal mancato rispetto della precedenza e dalla velocità troppo elevata (Rapporto Aci-Istat 2020). Questi tre gruppi – ricorda Flavio Lucio Rossio nel suo libro – costituiscono complessivamente il 40,2% dei casi. Fra le altre cause ci sono la mancanza della distanza di sicurezza, manovre irregolari, mancata precedenza ai pedoni. In realtà considerando un’accezione estensiva dell’aggressive driving che include la mancanza del rispetto dei semafori o dei segnali di stop e precedenza, la guida sotto l’effetto dell’alcol o di stupefacenti, e la guida distratta (es. l’uso del cellulare) la percentuale arriva alla quasi totalità dei casi, comprendendo anche il mancato uso dei sistemi di ritenuta obbligatori. Anche secondo l’ultimo report dell’Istat, nel 2021 il 92,2% delle cause di incidente (182.294 su un totale di 197.744), praticamente 9 su 10, ha alla base un comportamento scorretto del conducente o del pedone: la distrazione è ancora la prima causa (15,4%), seguita dal mancato rispetto della precedenza o del semaforo (14,3%), e dalla velocità elevata (10%).
A peggiorare la situazione sono comportamenti ancor più pericolosi e devianti come la guida sotto l’effetto dell’alcol o di sostanze stupefacenti. Sempre secondo report dell’Istat nel 2021 il 9,7% e il 3,2% degli incidenti rilevati da Carabinieri e Polizia Stradale è correlato ad alcol e droga, proporzioni in aumento rispetto al 2020, per lo stato di ebbrezza alla guida, e in lieve diminuzione per la droga (9,2% e 3,5%).