Incassata la fiducia al Senato e alla camera, Mario Draghi sembra viaggiare tranquillo.
In realtà, tensioni e fibrillazioni sono tutte concentrate fuori dall’Aula e solo in serata i tabulati delle votazioni daranno contezza del ‘peso’ dello strappo che si sta consumando nel Movimento 5 stelle. Il day after dell’esordio di Draghi in Parlamento miete le sue prime ‘vittime’: i 15 senatori pentastellati che hanno votato contro la fiducia al governo saranno espulsi, annuncia in mattinata il capo politico reggente Vito Crimi.
Da verificare, invece, la posizione dei 6 M5s assenti ‘non giustificati’, ma anche per loro all’orizzonte si prospetta la sanzione estrema. E mentre a Montecitorio si registra un nuovo addio (il deputato Giuseppe D’Ambrosio passa al Misto facendo scendere a 189 il numero dei pentastellati), i 5 stelle fanno di conto per capire quale sarà la portata dei dissidenti a Montecitorio: le previsioni si aggirano per ora attorno a 15-20.
Numeri che, già al Senato, costano al neonato intergurppo M5s-Pd-Leu il rischio di finire in minoranza rispetto al centrodestra di governo: i gruppi di Forza Italia e Lega hanno infatti 1 solo senatore in meno rispetto ai giallorossi (115 contro 116), ma se anche i 6 pentastellati assenti nel voto di ieri dovessero essere cacciati dal Movimento, il bilancio sarebbe nettamente in negativo per l’intergurppo. Eventualità che non dispiace a Matteo Salvini.
Fonte Agi agenzia Italia www.agi.it