Roma. Prorogata fino al 1° dicembre la mostra “Tellurica” di Pino Genovese e Alberto Timossi

La mostra Tellurica alla Galleria d’Arte Moderna di Roma è stata prorogata con queste motivazioni: .. in relazione al buon successo di pubblico e critica ottenuto… agli incontri e visite guidate in corso di organizzazione si comunica che la mostra sarà prorogata dal 15 ottobre al 1 dicembre 2023.

Galleria d’Arte Moderna, presso il Chiostro giardino, Chiostro delle sculture e ballatoio via Crispi.

Due opere ambientali che mettono in dialogo le materie utilizzate dai due artisti con lo spazio architettonico tardo-cinquecentesco del museo.

Il progetto presenta al pubblico due opere ambientali inedite, realizzate in coppia da entrambi gli artisti ed esposte insieme a un gruppo di fotografie che testimoniano momenti di cooperazione tra Genovese e Timossi, i quali, in questa circostanza, uniscono le caratteristiche dei rispettivi linguaggi.

L’esposizione si articola su tre diversi ambienti della Galleria d’Arte Moderna, andando dall’esterno all’interno.

Ad aprire il percorso di visita, l’ingresso di via Crispi vede la collocazione della scultura Innesto, per poi passare alla serie fotografica visibile nel chiostro delle sculture che anticipa il chiostro-giardino, a sua volta luogo d’intervento per l’installazione Tellurica, da cui proviene il titolo del progetto.

Tanto le fotografie quanto i due lavori ambientali consentono di osservare le possibilità di dialogo tra le materie distintive del lessico dei due artisti, ossia legno di recupero (Genovese) e PVC (Timossi), configurate giungendo a un suggestivo livello di uniformità che, al contempo, qualifica le soggettività. La mostra raccorda le ricerche dei due autori a partire dalla predisposizione comune a operare nello spazio aperto, con interventi su scala ambientale. Sulla base di questa attitudine condivisa, Genovese e Timossi, per Tellurica, hanno eseguito due opere ex novo, nate dal connubio tra i loro alfabeti e ideate per conversare con il contesto che le accoglie. Nei lavori, la forza primigenia della natura si compenetra con le proprietà dell’artificio umano, modulandosi reciprocamente e in risposta all’architettura circostante. Ne deriva un’estetica composita, che rinnova aspetti disciplinari legati all’essenza stessa della scultura e alla sua declinazione in chiave installativa, riunendo dimensione arcaica e artefatto industriale, materia geofisica e materiale sintetico, modello naturale e antropizzazione.