Paolo Borrometi ritira il Premio per la Pace: Anzio e Palermo accomunate da guerra e mafia

Il giornalista sotto scorta Paolo Borrometi, ha ricevuto dalla città di Anzio per le celebrazioni dello Sbarco Alleato un premio per la Pace. Un’onorificenza si legge sulla targa per: “La dedizione, il coraggio e l’impegno civile a difesa della libertà di stampa pietra miliare della lotta alla criminalità organizzata”. Borrometi è un giornalista costretto per il suo lavoro d’inchiesta sulla mafia a vivere una vita sotto scorta per le minacce di morte ricevute. Questo pomeriggio al ritiro del premio, ha usato parole di grande impatto che hanno riempito di emozione la sala consiliare di Villa Sarsina. Il giornalista ha voluto fortemente condannare il fascismo ormai relegato al passato, come una delle pagine più drammatiche della nostra storia e la mafia, parte attiva del presente del nostro Paese. Ha ricordato i morti della guerra e chi è stato ucciso per la lotta contro la criminalità. Crimini che non verrano dimenticati finché ci saranno giornalisti come Paolo Borrometi. In questa parte del suo intervento sottolinea con forza i punti cardine della costituzione e dell’informazione: “Sono onorato di essere nella Sala Consiliare del Comune di Anzio, importante sede di democrazia partecipata. Quando sono stato invitato ho riflettuto sul parallelismo tra Anzio e Palermo, accomunate dal sangue, dalla morte e dal dolore a causa della guerra e della mafia. Ho iniziato a sognare di fare il giornalista a 15 anni, quando ho conosciuto la storia di Giovanni Spampinato e di tutti i giovani che sognavano di impegnarsi per questo Paese. Porto sul mio fisico, ma anche nel mio spirito, una menomazione permanente, con la consapevolezza dell’importanza delle Istituzioni, della Costituzione ed in particolare dell’art. 21 che sancisce il diritto del cittadino ad essere informato ed il valore della libertà. La libertà è come l’aria ci renderemo conto che verrà a mancare quando non ce l’avremo piu. Dobbiamo essere correttamente informati di ciò che avviene sul nostro territorio. il fascismo è stato sconfitto, il terrorismo rosso è stato sconfitto, le mafie purtroppo non sono state ancora sconfitte. Ho visto che con la fascia i sindaci di Anzio e Nettuno hanno commemorato dei criminali che hanno lottato per l’altra parte della storia. Non si può pensare che tutti i morti siano uguali. Cristianamente lo sono, ma un conto portare un fiore un conto andarci con la fascia, perché non si possono commemorare coloro che si sono macchiati le mani del sangue dei nostri padri. Il fascismo non è parte della storia ma è un crimine. Nelle istituzioni c’è una donna a cui dedico il premio per la Pace, è Liliana Segre che vive sotto scorta. Come può una donna sopravvvissuta ai campi di concentramento vivere sotto scorta? In questo paese c’è qualcosa che non va. Gli amici dell’Anpi ed i partigiani sono la pagina più bella di storia”