In uscita il libro di Pio Trippa: “Nettuno e il Turismo, Questo Sconosciuto”

Pio Trippa ha appena finito di scrivere un saggio dal titolo “Nettuno e il Turismo, Questo Sconosciuto”, la cui Prefazione è stata scritta dal Prof. Giancarlo Baiocco.
Il libro uscirà nel prossimo mese di ottobre e sarà distribuito gratuitamente.
In questo saggio l’autore esamina il grado di conoscenza e di attenzione che i nettunesi hanno del settore turistico e la sua limitata incidenza nell’attività economica locale. Per cui si pone la domanda, perché mai la città di Nettuno, nonostante tutti i suoi valori culturali e beni storici, ambientali e religiosi, che la caratterizzano molto di più rispetto alle altre cittadine della costa, non sia mai riuscita a darsi una sua propria identità turistica ed una efficiente organizzazione dell’accoglienza e dei servizi in grado di offrire al “forestiero” un ambiente degno di una rinomata località turistica?
Constatata la mancanza di una reale immagine turistica in grado di far conoscere in Italia e all’estero la città di Nettuno, Pio Trippa, già dirigente dell’Ente Nazionale Italiano per il Turismo, con molti anni di servizio all’estero, e assessore al turismo negli anni ’70, nel paragonare quegli anni che hanno visto la nascita del turismo di massa con la situazione odierna, si rende conto che qualcosa non va in questo specifico settore. Non soddisfatto da questa situazione, ha cercato una ragione per cui il turismo a Nettuno non fa parte degli interessi primari della comunità nettunese e conseguentemente dei suoi amministratori. Allora è andato a scavare nel passato, fin dalle origine dell’antica Antium e della nascita della città di Nettuno, per trovare la causa recondita di questa incomprensione verso il turismo, che secondo Pio Trippa non è da imputare a qualcuno se non alla mentalità “contadina” propria degli antichi abitanti del Borgo. Il popolo nettunese, vissuto nel corso dei secoli all’interno delle mura, con una grande disponibilità di terreni da diboscare e coltivare, è andato identificandosi con una popolazione dedita più all’agricoltura che alla pesca, la quale ha contribuito a plasmarne la personalità ed il carattere, determinando un atteggiamento distante dal conoscere esattamente cosa significa e come si organizza il settore turistico.
Questo atteggiamento contadino fa sì che l’antica comunità nettunese, orgogliosa delle proprie origini, sia ospitale e generosa a cui piace trattare il “forestiero” come un amico piuttosto che un cliente da cui ricavare guadagno.
La mancanza, inoltre, di una immagine turistica della nostra cittadina è nata da un equivoco storico dovuto al fatto che fino alla nascita del Comune di Anzio, nel 1857, i nettunesi venivano ancora considerati “anziati”, perpetuando il nome dell’Antium romana. Da quell’anno in poi però la nuova cittadina si è impossessata di quell’antico retaggio storico, nonostante tutti gli abitanti dell’antica
Anzio, dopo la caduta dell’impero romano, si fossero rifugiati nel sobborgo dove, secondo la leggenda più accreditata, vi era un tempio dedicato al dio Nettuno. Da qui la prevalenza dell’immagine turistica di Anzio che, perdurando nei secoli, soprattutto nel periodo del Rinascimento, grazie ai “nettunesi”, si è imposta indipendentemente dall’effettiva localizzazione.
La presenza, poi, della vicina Roma ha determinato un solo tipo di turismo chiamato “villeggiatura” ed ha incentivato la diffusione nel territorio delle seconde case e delle case in affitto, trascurando investimenti nella ricettività alberghiera, indispensabile per farne un polo di attrazione turistica.
L’auspico dell’autore è che questa antica stirpe contadina, che ha dimostrato di saper accogliere a braccia aperte il “forestiero”, sia in grado di saper far rivivere i preziosi beni storici, custoditi nel proprio territorio, saper predisporre un ambiente accogliente per la stessa comunità locale e per il turista, e sia in grado di saper organizzare efficacemente i servizi turistici indispensabili a rendere il
soggiorno piacevole.
Il saggio è diviso in tre parti dal titolo: Riflessioni sulla mancata identità turistica della città di Nettuno; Quale turismo per Nettuno; Quale marketing turistico per Nettuno.
Nella prima viene esaminata l’identità caratteriale e la personalità degli abitanti di Nettuno ed i suoi conseguenti effetti sulle scelte nel settore turistico. Inoltre, viene fatta una analisi storico antropologica nella quale si evidenzia la differenza di personalità delle popolazioni di Anzio e Nettuno e le vicende che ne hanno determinato i rapporti nel corso dei secoli. Ne è emerso un differente aspetto antropologico culturale che si è venuto formando con il passare del tempo e che
ha proiettato all’esterno le loro diverse immagini. Inoltre, viene dedicato un intero paragrafo alla tipologia turistica, detta villeggiatura, che ha determinato nel passato l’assetto del suo territorio e nenha influenzato l’atteggiamento e le scelte odierne nei confronti del “forestiero”.
Nella seconda parte vengono analizzati i pregi, con tutta la sua ricchezza storico archeologica e religiosa, e i difetti, originati da scelte non affatto lungimiranti, propri dell’odierna città di Nettuno, ciò al fine di determinarne il grado di accoglienza e di qualità di vita sia per la popolazione stessanche per il turista. Circa i difetti, vengono proposte, però, per quanto è possibile data la situazione di compromesso in cui si trova oggi Nettuno, delle soluzioni concrete indispensabili a farne una
destinazione turistica.
Nella terza parte vengono proposti ai futuri responsabili pubblici e operatori privati tutti i possibili strumenti di marketing e di comunicazione, nonché le possibili organizzazioni istituzionali preposte alla promozione turistica, come un Ecomuseo e un Sistema Turistico Locale della costa a sud di Roma, in accordo con gli altri enti territoriali. Infine l’autore si augura che gli amministratori pubblici e gli operatori privati, in sinergia con la comunità tutta, facciano tesoro di quanto proposto per uscire dal limbo in cui si trova oggi Nettuno, tale da sfruttare al massimo economicamente e socialmente questo misterioso settore che si chiama “turismo”.
Secondo Pio Trippa quanto scritto, anche se non condiviso totalmente, può rappresentare una piattaforma di riflessione, discussione e di approfondimento per tutti coloro che hanno a cuore il futuro di Nettuno.
Per non lasciare cadere nel vuoto quanto proposto, con intento meramente professionale e disinteressato, l’autore propone a tutte le associazioni culturali di Nettuno di organizzare, dopo la pubblicazione di questo saggio, incontri per approfondirne tutte le possibili tematiche utili per ridare alla nostra città quella caratterizzazione turistica che le è dovuta e far rinascere quell’orgoglio di
appartenenza ad una comunità coesa e vigile nelle scelte necessarie a ricreare un ambiente sano e piacevole in cui vivere.