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La teoria delle finestre rotte: quando il degrado urbano genera criminalità

di Eduardo Saturno 

La teoria delle finestre rotte, elaborata negli anni ’80 dai criminologi James Q. Wilson e George L. Kelling, è una teoria criminologica che lega il degrado urbano e la microcriminalità alla commissione di reati più gravi. L’idea di base è che un ambiente urbano trascurato, con segni di disordine come finestre rotte, graffiti o rifiuti abbandonati, trasmetta un senso di abbandono e di mancanza di controllo. Questo, a sua volta, incoraggia comportamenti devianti e criminali, innescando una spirale di degrado e insicurezza. La teoria è stata applicata per la prima volta a New York negli anni ’90, quando il sindaco Rudolph Giuliani, ispirato dalle idee di Kelling, avviò una politica di “tolleranza zero” contro i piccoli crimini e il disordine urbano. I risultati furono controversi, con alcuni che lodarono la diminuzione della criminalità e altri che criticarono l’approccio repressivo e la sua applicazione discriminatoria.

Critiche e controversie

La teoria della finestra rotta è stata oggetto di numerose critiche. Alcuni studiosi mettono in discussione la validità scientifica della teoria, sostenendo che non vi sia una correlazione diretta tra degrado urbano e criminalità. Altri criticano l’approccio “tolleranza zero”, ritenendolo inefficace e ingiusto, soprattutto nei confronti delle fasce più deboli della popolazione.

Nonostante le critiche, la teoria della finestra rotta rimane un importante punto di riferimento nel dibattito sulla sicurezza urbana. Molti esperti riconoscono l’importanza di affrontare il degrado e la microcriminalità per prevenire la commissione di reati più gravi. Tuttavia, è fondamentale che le politiche di sicurezza siano basate su un approccio integrato, che tenga conto delle cause sociali ed economiche della criminalità e che promuova la coesione sociale e il senso di comunità.

Conclusioni

La teoria della finestra rotta ci invita a riflettere sul legame complesso tra ambiente urbano, criminalità e sicurezza. Affrontare il degrado e la microcriminalità è importante, ma è altrettanto fondamentale investire in politiche sociali che promuovano l’inclusione, la giustizia e la coesione sociale. Solo così potremo costruire città più sicure e vivibili per tutti.

 

 

 

 

 

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