Con l’arrivo dell’estate e le temperature che superano i 30 gradi già nelle prime ore del mattino, ci si aspetterebbe che una struttura sanitaria pubblica fosse dotata almeno dei servizi essenziali per garantire condizioni dignitose agli utenti. Invece, al centro prelievi di Villa Albani, ad Anzio, manca persino l’aria condizionata.
La sala d’attesa è affollata già dalle 7 del mattino. Persone anziane, pazienti fragili, cittadini che si svegliano presto per sottoporsi ad analisi mediche fondamentali: tutti costretti ad aspettare in un ambiente surriscaldato, privo di ventilazione adeguata, in cui l’afa e la fatica diventano parte dell’esperienza sanitaria. Una condizione che mette a rischio non solo il benessere, ma in alcuni casi anche la salute fisica dei presenti.
Eppure, viviamo nell’era del PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che avrebbe dovuto portare una vera e propria rivoluzione nelle infrastrutture pubbliche, a partire proprio dalla sanità. Sono stati stanziati miliardi di euro per rinnovare ospedali, digitalizzare i servizi, migliorare l’accessibilità e l’accoglienza nelle strutture sanitarie italiane. Ma di quella trasformazione promessa, anche a Villa Albani, non si vede traccia. Mentre si annunciano Case della Comunità e Ospedali di Prossimità, nei presìdi già esistenti mancano ancora le condizioni basilari di comfort.
E non finisce qui. Anche il sistema di prenotazione online tramite il portale della ASL Roma 6 presenta disfunzioni che alimentano frustrazione e disservizi. Il sito, infatti, spesso mostra come disponibili gli slot per le prenotazioni degli esami del sangue, salvo poi, al momento della selezione della sede o dell’orario, restituire il messaggio: “Ci dispiace, non ci sono posti disponibili!”
Un malfunzionamento sistematico che rende inutile il processo digitale e costringe molti utenti a recarsi fisicamente in struttura solo per scoprire di non poter accedere al servizio.
Di fronte a questo scenario, la distanza della regione guidata da Francesco Rocca tra la narrazione istituzionale e la realtà quotidiana diventa abissale. Mentre i vertici celebrano risultati e rilanciano progetti futuri, i cittadini devono fare i conti con un presente fatto di caldo insopportabile, inefficienze organizzative e un senso di abbandono sempre più forte.
È legittimo chiedersi: che fine hanno fatto i fondi? Dove sono finiti i milioni destinati al miglioramento delle strutture di prossimità? È accettabile che, nel 2025, in piena estate, in una struttura sanitaria pubblica non ci sia nemmeno l’aria condizionata?
Il diritto alla salute passa anche da qui: dalla dignità di un ambiente accogliente, dalla funzionalità dei servizi digitali, dalla capacità di un sistema di non far sentire i propri cittadini invisibili