Nato: Stop rearm europe, riarmo è ecatombe per diritti sociali
“Il sì dell’Italia all’aumento delle spese militari al 5% del PIL indicato dalla Nato ai Paesi Ue annuncia l’ecatombe dei diritti sociali nel nostro Paese, già fortemente indebitato, e in tutta Europa; segna il passaggio dallo stato sociale allo stato di guerra, dalla transizione ecologica a quella bellica; e mette un’ipoteca sul futuro delle giovani generazioni. Contro questa prospettiva, dinanzi alla quale il Governo Meloni ha chinato il capo, dichiariamo lo stato di mobilitazione permanente per la Pace per scongiurare ad ottobre gli impatti devastanti del riarmo nella prossima legge di bilancio”. Lo dichiarano i promotori italiani della Campagna europea “Stop Rearm Europe”, Arci, Ferma il Riarmo (Sbilanciamoci, Rete Italiana Pace e Disarmo, Fondazione Perugia Assisi, Greenpeace Italia), Attac e Transform Italia, che il 21 giugno a Roma ha visto oltre 100mila persone in piazza con la manifestazione nazionale ‘No guerra, riarmo, genocidio, autoritarismo’.
“Per destinare alle spese militari circa 700 miliardi in l’Italia e 4mila miliardi complessivi in Ue in 10 anni, non coperti quindi dagli 800 del Piano di riarmo, gli Stati dovranno, a detta dello stesso Fondo Monetario Internazionale, ricorrere o a nuovi tagli in bilancio o a nuove tasse a carico di cittadini, imprese ed Enti locali. Ovvero: più soldi per l’industria militare, il comparto che tra l’altro produce meno occupazione, equivale a dire meno risorse per i servizi pubblici, dalla sanità pubblica all’istruzione, Enti locali, giustizia ambientale e sociale; meno posti di lavoro e più povertà”.