Siamo arrivati alla raccolta firme per sfiduciare Alessio Chiavetta. La situazione di Nettuno è allo sbando e fra divisioni interne, terzo polo, chi tira da una parte e chi dall’altra, il sindaco deve fare i conti anche con un dirigente come Gianluca Faraone che contemporaneamente lavora in Comune ed è parte in causa nella contesa politica cittadina. Non è vietato, certo, ma opportunità vorrebbe che i ruoli non fossero mischiati. Invece si racconta di un Comune dove sindaco e dirigente dell’area finanziaria sono a dir poco ai ferri corti. Questione di “componenti” interne a un Pd che a governare in armonia non ci riesce proprio. E dire che la città avrebbe bisogno di ben altre risposte anziché pensare con chi sta Tizio e con chi Caio, pagando nel frattempo un totale immobilismo amministrativo. O peggio, facendo pagare ai cittadini qualche affare andato male…
Vale a Nettuno, a maggior ragione ad Anzio. L’attenzione – lo abbiamo rilevato anche di recente – è tutta concentrata su chi sarà il successore di Luciano Bruschini ma che salvo improbabili scossoni (e gli ex “dissidenti” non sembrano in grado di reggere una crisi) si voterà solo nel 2018 nessuno lo dice. Da qui ai prossimi tre anni, si vuole amministrare la città o non?
Intanto i due Comuni prendono tempo, ad esempio, su un argomento come la stazione unica appaltante, senza la quale si corre il rischio di non avere la possibilità di affidare gare e servizi. Quelli che, ricordiamolo, occorrono ai cittadini prima che ai politici che continuano a dividersi pensando ai prossimi sindaci.