Permettetemi una riflessione…Ottantadue anni e non sentirli…

di Menuccia Nardi

img_20171106_101706-fileminimizerNon sono mai stata un’appassionata di giochi da tavolo e in generale non mi sono mai piaciuti tanto i giochi di società (o i giochi di compagnia, direbbe chi mi conosce bene). Lo ammetto, il “tutti assieme appassionatamente” e i giochi che ne derivano mi piacciono in piccole dosi, con un’eccezione: il Monopoly. Ci giocavo per ore da bambina e non mi annoiava mai troppo. Chi non lo conosce o non ne ha almeno sentito parlare? Credo siano davvero in pochi, nonni compresi, perché leggendo qua e là ho scoperto che questo fantastico gioco ieri ha spento le 82 candeline. O meglio, sono trascorsi 82 anni dalla messa in commercio del Monopoly in Italia, per cui è probabile che alcuni dei nostri nonni lo abbiano visto su qualche scaffale prima della seconda guerra mondiale, e che alcuni dei nostri genitori già vi si ci cimentassero nel dopo guerra; sicuramente poi molti di noi ci hanno giocato da bambini (eccomi, presente!) e oggi forse lo hanno comprato per i propri figli (presente di nuovo!).

In realtà non è cosa da poco che uno stesso gioco accompagni più generazioni, se pensiamo che da sempre proprio i giochi sono uno dei simboli del salto tra una generazione e l’altra: quante volte abbiamo sentito dire “ai miei tempi giocavo con…” e forse è una frase che anche noi oggi ripetiamo spesso ai nostri figli. Probabilmente la longevità del Monopoly è dovuta anche alla sua capacità di evolversi e di adattarsi ai tempi: quello con cui giocavo io era ovviamente in lire e con tanta pazienza occorreva distribuire ai giocatori le banconote di carta con cui acquistare case e terreni; ora quello di mio figlio è in euro ed è dotato di una sorta di pos elettronico giocattolo e il patrimonio di ciascun giocatore è caricato su una carta di credito (se dico che è “fichissimo” me lo lasciate passare?).

Ogni tanto gioco con lui e devo dire che mi dà veramente il senso del tempo che passa. Certo la sostanza del gioco non è cambiata: esistono e resistono ancora imprevisti e probabilità e il bonus per chi passa dal Via, ma sono io che probabilmente affronto il gioco con uno spirito diverso: non ho più la smania di vincere e preferisco che sia a lui ad aggiudicarsi Parco della Vittoria (un vero guaio per chi ci capita!), a me va benissimo anche Vicolo Stretto. I tempi cambiano e si evolvono e noi con loro e devo dire con sincerità che non è assolutamente una cosa che mi rattrista. Il tempo che passa non mi spaventa affatto: è la vita, dicono, la chiamano così… e vivere rimane l’esperienza più interessante, coinvolgente ed emozionante di ogni età, anche senza lanciare i dadi. Alla prossima!

 

dal blog https://inostriocchisulmondo.wordpress.com