Il Consigliere regionale ed ex assessore alla sanità lancia l’allarme per la prima volta dopo 10 anni, un disavanzo superiore alla soglia di allerta del 5 per cento
“Purtroppo, il bilancio dei primi 100 giorni è ancora connotato dai toni della campagna elettorale. Per il Servizio sanitario regionale temo che con questo andazzo a fine anno il tavolo tecnico di verifica accerterà, per la prima volta dopo 10 anni, un disavanzo superiore alla soglia di allerta del 5 per cento del Fondo sanitario, ovvero oltre i 700 milioni di euro, superando così il disavanzo del 2013 che fu di 669 milioni di euro. Questo inevitabilmente comporterà il ritorno al regime di commissariamento che scatta per due motivi, il primo quando si supera l’allert del 5 per cento, il secondo quando non vengono garantiti i livelli essenziali di assistenza”. Lo denuncia Alessio D’Amato, consigliere regionale del LAZIO, membro delle commissioni Sanità e Bilancio, ma soprattutto ex assessore regionale alla Sanità nella giunta guida Zingaretti. “Non basta dire come fa oggi il presidente Rocca quali sono le proiezioni del 2023, ma poiché si è ancora a metà anno occorre dire quali manovre si stanno mettendo in atto per evitare questo probabile atterraggio, sapere e non fare equivale ad inerzia. Le proiezioni trimestrali si fanno proprio per garantire misure correttive, e per l’anno in corso i tre quarti sono responsabilità del nuovo governo regionale che non sta mettendo in essere nessuna misura, anzi nella prima delibera di Giunta ha distribuito 23 milioni di euro aggiuntivi alle strutture sanitarie private accreditate, con uno sforamento del tetto di spesa della sanità privata così come previsto dal decreto legge 95/2012, che ipotizzo sarà inevitabilmente oggetto di attenzione da parte del Tavolo di rientro”. D’Amato entra nel dettaglio. “L’ultimo Tavolo di rientro dei ministeri affiancanti, ha accertato per il consuntivo 2021 un risultato di gestione in equilibrio, e per il quarto trimestre 2022 un disavanzo inferiore al 2% del Fondo Sanitario pari a 218 milioni di euro, dovuto alla mancata copertura dello Stato ai maggiori costi Covid, cosa peraltro nota ed avvenuta in tutte le Regioni italiane, che hanno dovuto sostenere queste coperture con risorse proprie o con manovre fiscali. Per questo motivo in più occasioni il Presidente della Conferenza delle Regioni Fedriga ha chiesto di coprire quei costi che a livello nazionale superano i 5 mld di euro e che se trasferiti quota parte al LAZIO, avrebbero consentito il pareggio di bilancio anche nel consuntivo 2022. Le chiacchiere stanno a zero, la campagna elettorale è finita e purtroppo vedo un mancato controllo della spesa sanitaria. I conti li faremo a fine anno e a quel punto non ci saranno più alibi” avverte. “Sulle politiche del personale si stanno compiendo errori clamorosi, e la decisione di accentrare tutte le richieste delle aziende sanitarie sta portando a un collo di bottiglia e a rallentare tutti i percorsi di reclutamento indispensabili. Sulla carenza di medici, invece, concordo con Rocca, ma è necessario che il Governo aumenti il Fondo Sanitario Nazionale, cosa che non sta avvenendo, anzi si sta in maniera preoccupante andando sotto la soglia del 6 per cento del PIL, e il nostro Paese è tra gli ultimi in ambito Ocse per il finanziamento della sanità pubblica. Inoltre, è necessario che venga rimosso il vincolo per la spesa del personale fermo a 17 anni fa” dice.
“Sul Pnrr missione 6, Rocca non chiarisce né lo stato dell’arte né la tempistica. Inoltre, non ha detto che su Roma sono venute meno due strutture importanti, una ad Arco di Travertino e una a Piazzale Ostiense. La trasparenza è la prima cosa, e sarebbe utile rendere noto al Consiglio Regionale il cronoprogramma della missione 6 dei Fondi del Pnrr, oltre 800 milioni, il cui utilizzo è indispensabile per rafforzare la sanità territoriale. Così come non vi è traccia nei primi 100 giorni dello stato di avanzamento dei sei nuovi ospedali pubblici già programmati (ospedale del Golfo Formia-Gaeta, il nuovo ospedale di Latina, il nuovo ospedale della Tiburtina, il nuovo ospedale di Rieti, il nuovo ospedale di Acquapendente e il nuovo ospedale di Amatrice). Sul San Giacomo attendo di vedere il piano di fattibilità e i costi, prima di esprimere giudizi, ma poiché il DM 77 prevede al massimo moduli da 40 posti, significa che saranno tagliate almeno 4 strutture in periferia. Una politica in controtendenza rispetto al rafforzamento delle reti di prossimità, lì dove la gente vive” rileva l’ex assessore. “Credo che il tempo della campagna elettorale sia finito, adesso è il tempo di governare. Il centrosinistra, in questi anni, ha avuto il merito di portare fuori dal Commissariamento la Sanità del LAZIO garantendo l’aumento dei livelli essenziali di assistenza e riducendo il disavanzo, mentre temo, e spero per i nostri cittadini di essere smentito, che il centrodestra condurrà nuovamente nel tunnel del commissariamento la nostra regione”.