Secondo l’analisi diffusa in questi giorni dal Centro Studi di Confindustria, relativa al periodo 2007/2013, il numero degli occupati nel nostro Paese si attesta ben al di sotto della media registrata nell’Unione Europea.
L’unico elemento positivo è l’aumento, pari ad 1,1 milioni, dei soggetti impiegati con età compresa tra i 55 ed i 64 anni, frutto, però, delle conseguenze della riforma Fornero che, nel 2011, ha ritardato ulteriormente l’uscita dal mercato del lavoro.
Il confronto con le altre nazioni europee ha evidenziato che l’Italia, finora uno dei Paesi con le più basse età pensionabili, 61,4 anni per gli uomini e 61,1 per le donne, nel 2060 toccherà il vertice dell’Unione con 66,8-66,7 anni.
Se nel terzo trimestre del 2007 il tasso di occupazione degli over-55 si attestava al 34,2%, nello stesso periodo del 2014 il dato, pari al 46,9%, ha registrato un aumento di 12,7 punti percentuali.
Per quanto riguarda l’incremento del tasso di occupazione dei lavoratori “anziani”, l’Italia si colloca al quarto posto. Con un +8,9 punti percentuali, infatti, il nostro Paese si attesta alle spalle di Germania (+12,2), Polonia (+10,9) e Paesi Bassi (+9,2).
Si tratta di dati che, tuttavia, non ribaltano il trend negativo, basti il confronto del nostro tasso di disoccupazione, pari al 42,7%, contro il 59,8% del Regno Unito, il 60,1% dei Paesi Bassi, il 61,7% della Danimarca, il 63,5% della Germania ed il 73,6% della Svezia.
I risultati più sconfortanti, però, sono quelli che riguardano i giovani. Il numero dei lavoratori tra i 25 ed i 34 anni è diminuito, infatti, di 11,2 punti percentuali. Il tasso occupazionale di questi soggetti è sceso dal 70,3% al 59,1%.
Con -9,9 punti percentuali, si tratta della quarta diminuzione più alta registrata in Europa, dopo quelle di Grecia (-18,8 punti), Spagna (-16,6) ed Irlanda (-10,6).
Dott. Valerio Pollastrini
Consulente del Lavoro
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