Da i “Racconti di Porto d’Anzio”: Le maestranze portuali
Nei primi del novecento le maestranze portuali svolgevano un faticoso e complesso lavoro lungo le spiagge del Poligono di Nettuno, all’epoca ancora libero dall’insediamento militare. Ai margini della palude pontina un gruppo di boscaioli traeva guadagni nel tagliare gli alberi, trasformare il legname in carbone e fabbricare doghe per fare botti, mastelli, caratelli, bigonzi e pigiatori, tutti utensili usati dai vignaioli per la trasformazione dell’uva in vino.
La zona non era fornita di strade e ciò rendeva assai difficile il commercio dei prodotti nel vicino porto di Anzio. L’inconveniente si risolse grazie all’intervento delle maestranze portuali, che attivarono una via di trasporto marittima. Le imbarcazioni utilizzate per questo tipo d’impiego erano i ‘baragozzi’, soprannominate poi dai pescatori locali ‘bagarozzi’. Tipiche del napoletano avevano una vela latina, la prua schiacciata e pochissimo pescaggio, cosa che permetteva al mezzo di accostarsi il più possibile alla battigia per ancorarsi parallelamente alla costa e caricare la mercanzia.
Per questo lavoro le maestranze portuali indossavano appositi pantaloni, un cappuccio che scendeva sulle spalle fino alla cintola e spalline imbottite di paglia ad attutire il peso della merce e non ferirsi. Una volta preso il carico dalla spiaggia, entravano in mare e lo trasportavano in fila indiana fino al baragozzo, dove altri braccianti lo issavano a bordo riponendolo ordinatamente nella stiva.
Le imbarcazioni salpavano poi verso Anzio dove i prodotti venivano scaricati sul molo e trasportati alle grotte di Nerone. Lì erano accuratamente accatastati in attesa di essere caricati di nuovo su un treno merci per raggiungere altre destinazioni. Le grotte a quei tempi erano meta di quasi tutti gli abitanti di Anzio, poiché in quel luogo potevano rifornirsi del carbone utilizzato per cucinare e riscaldarsi.
Gli uomini delle maestranze lavoravano durante tutto l’anno, trascorrendo spesso interi giorni tra la fatica e il gelo del mare.
Questo racconto, pubblicato con l’autorizzazione dell’autore, è tratto dal libro “RACCONTI DI PORTODANZIO ” di Ciro Spina, edito dall’Associazione Culturale 00042