Da i “Racconti di Porto d’Anzio” Vittoria. Riccioli d’oro tra le onde
Ricordo che quando le zie andavano al cimitero si fermavano sempre un attimo davanti ad una tomba per deporvi un fiore e tornando a casa mi raccontavano la triste storia di una giovane sconosciuta morta misteriosamente.
Iniziò tutto all’imbrunire del 2 ottobre del 1898 quando una carrozza si arrestò davanti all’ingresso dell’hotel Des Sirenes di Anzio. Dalla vettura scesero un’affascinante ragazza e un uomo elegante con bombetta e guanti bianchi.
Il Des Sirenes era stato inaugurato dalla regina Margherita in persona e a quei tempi era tra i migliori alberghi della cittadina. Il grande salone aveva un panorama molto suggestivo sul golfo di Anzio e Nettuno, da cui si potevano ammirare, ormai abbandonati, i resti del Molettone, il molo fatto costruire dal Cardinale Pamphilj, all’epoca tesoriere di Anzio, per arrestare l’ingresso delle sabbie portate dalla corrente di levante.
Si diceva che nel corso degli scavi per le fondamenta dell’albergo fosse venuta alla luce una nave romana, ma questo episodio non fu mai confermato, anche perché tutto venne ricoperto in fretta e furia come purtroppo si usa fare ancora oggi in situazioni simili.
L’albergo sorgeva di fronte alla spiaggia dei pescatori. Qui le manaidi[1] erano tirate in secco e le reti di cotone messe ad asciugare sugli spasari[2], tutte bene in ordine prima di essere caricate nuovamente a bordo per la successiva battuta di pesca a sarde e alici.
Il giorno successivo all’arrivo della carrozza, alle prime luci dell’alba, lungo la spiaggia giaceva un corpo senza vita di giovane donna dai riccioli d’oro. Un pescatore lo vide e diede immediatamente l’allarme, convinto che quei riccioli cullati dal movimento del mare fossero proprio della donna arrivata la sera precedente al Des Sirenes. Nessuno però diede mai credito alle sue parole, poiché il pescatore, conosciuto da tutti come ‘compà Paolo’, era noto nell’ambiente delle osterie come persona poco affidabile, con il vizio di alzare troppo spesso il gomito.
Nel corso delle indagini il portiere dell’albergo testimoniò di non aver mai visto quella ragazza e di non averla mai ospitata, mentre del giovane ed elegante signore arrivato in carrozza si perse misteriosamente ogni traccia.
A seguito del triste evento il comune di Anzio si prese l’onere di dare una degna sepoltura alla ragazza, che fu tumulata nella parte sinistra del vecchio cimitero. A memoria di questa giovane vita infranta, sulla tomba fu eretta una scultura ancora oggi ben visibile, rappresentante un albero spezzato. Sulla targa fu inciso il nome con cui si volle ricordare la giovinetta: Vittoria, 3 ottobre 1898. All’epoca il fatto portò grande sconcerto tra quelle poche anime che vivevano ad Anzio.
[1] Barche da pesca tipiche della zona di Anzio.
[2] Cavalletti di legno su cui venivano stese le reti da pesca.
Questo racconto, pubblicato con l’autorizzazione dell’autore, è tratto dal libro “RACCONTI DI PORTODANZIO ” di Ciro Spina, edito dall’Associazione Culturale 00042.