[sg_popup id=”106217″ event=”inherit”][/sg_popup]Piano particolareggiato del centro, una serie di assurdità che vanno fermate.
Come previsto dalla vigente legislazione urbanistica abbiamo protocollato lo scorso 28 gennaio 9 osservazioni al Piano del Centro adottato dal centro destra al termine della consiliatura guidata da Luciano Bruschini. Osservazioni che non servono a modificare alcuni dettagli, ma a respingere completamente il Piano del centro destra a causa delle innumerevoli assurdità normative, tecniche e urbanistiche contenute. Organizzeremo a breve una iniziativa per spiegare a fondo il Piano e le ragioni della nostra contrarietà, ma intanto riteniamo doveroso attenzionare la città sui rischi a cui va incontro, sintetizzando il contenuto delle osservazioni più rilevanti, elaborate grazie agli architetti Paolo Prignani, Gidio Salvini, Renzo Mastracci, Enzo Toselli e con il contributo della professoressa Maria Antonietta Lozzi Bonaventura.
-Innanzitutto il Piano cancella arbitrariamente, senza alcun fondamento scientifico, un terzo degli edifici UFFICIALMENTE dichiarati come storici. Non si vincolano o si normano i segni e i percorsi storici che caratterizzano il centro.
-Da un punto di vista normativo non si è tenuto conto dei numerosi vincoli Paesaggistici, Architettonici e Archeologici presenti. In particolare, per quanto riguarda l’aspetto paesaggistico, il Piano del Centro è totalmente in contrasto con il PTPR adottato dalla Regione Lazio, strumento sovraordinato ai Piani Comunali e che per legge, quindi, hanno il dovere di rispettare. Secondo il progettista del Piano, lo stesso dello “spacchettamento” della Vignarola (che anche in quella occasione ignorò il Piano Paesistico regionale), il PP costituirebbe una osservazione per il PTPR, sul quale non risulta alcun pronunciamento della Regione!
-Dal punto di vista strettamente urbanistico l’aspetto più assurdo è sicuramente quello relativo al calcolo delle aree a verde pubblico, che miracolosamente aumenterebbero a dismisura. Ebbene, il PP computa come aree verdi la presenza di alberi e/o aiole nelle piazze, negli slarghi stradali e le fasce di rispetto ferroviario e stradale. Ma anche Piazza Pia, Piazza Garibaldi, Piazza Pollastrini, il piazzaletto davanti all’ufficio postale, le grotte di Nerone, i vasti resti della “Villa Imperiale”, Villa Albani e addirittura la scarpata inaccessibile tra villa Albani ed il parcheggio di via Matteotti, in contrasto col D.M. 1444/1968, il D.M. 18 aprile 2012, e con qualsiasi logica urbanistica elementare;
-L’ultimo punto riguarda inevitabilmente la volumetrica prevista. Stando alla relazione di Piano, sono previsti 31.607 mc di cemento nel centro di Anzio, ovvero il 2,2% in più rispetto all’esistente. Rifacendo i conti dei volumi della zona “sottoferrovia”, in realtà, emergono 84.524 mc di ampliamenti e 586.230 mc derivanti da demolizioni e ricostruzioni, solo nella zona sottoferrovia, ben superiori, quindi, ai 31.607 mc dichiarati. Tale aumento di volumetria sarebbe giustificato dalla necessità di ottenere standard urbanistici che oggi mancano alla città, ma in realtà la maggior parte degli standard previsti dal Piano derivano da acquisizioni del Comune da altri Enti (come per il parcheggio “La Piccola” o l’area dell’ospedale militare) che nulla hanno a che fare con le edificazioni!
Infine, la relazione del PP in discussione è in buona parte un copia e incolla da piani di comuni come Rocca Priora e Carpineto Romano che nulla hanno a che fare la nostra città!
Questo Piano, in conclusione, rappresenta l’ennesimo sacco alla città di Anzio e va fermato con estrema urgenza.
Luca Brignone, Alternativa per Anzio
Lina Giannino, PD Piazza Grande